Nuovo appuntamento con la rubrica Mercoledì Storia.
Questa settimana vi parleremo dei primi passi dei sistemi missilistici moderni nel corso della Seconda Guerra Mondiale e nel dopoguerra. Buona lettura!
Bombardamento a tappeto
Nel corso della Seconda guerra mondiale i principali contendenti avevano adottato su vasta scala la pratica del bombardamento a tappeto, che consisteva nel radere al suolo in modo sistematico intere aree urbanizzate e industriali del territorio nemico, senza riguardo per le popolazioni civili.
I bombardamenti, sia di giorno che di notte, venivano eseguiti da formazioni composte da un elevato numero di velivoli, accompagnati da aerei di scorta. Alle ondate di bombardieri si contrapponevano l’artiglieria contraerea e gli aerei della Caccia spesso guidati dai primi radar.
Gli innumerevoli combattimenti aerei dimostrarono che il più delle volte i piloti della Caccia si sacrificavano inutilmente nel tentativo vano di contrastare le grandi formazioni nemiche composte di velivoli di dimensioni sempre maggiori, provvisti di corazzature e dotati di una notevole quantità di armi automatiche, leggere e pesanti, per la loro autodifesa ravvicinata.
Artiglieria contraerea
Nel corso del conflitto l’artiglieria contraerea aveva fatto notevoli passi avanti: era stata associata ai radar sia per la scoperta delle formazioni che per la guida del tiro dei cannoni ed erano state introdotte nuove tecnologie per rendere i proiettili sempre più veloci e le loro traiettorie più tese e quindi più precise. Altri importanti miglioramenti, sempre in questo campo, erano stati realizzati nello sviluppo delle spolette per far esplodere il proiettile il più possibile nelle immediate vicinanze dei bombardieri.
Tuttavia, anche questi progressi erano vanificati dal numero sempre più elevato di aerei che componevano le formazioni d’attacco, dalle sempre più efficaci manovre evasive e dalla loro capacità strutturale di assorbire molti colpi a bordo.
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Il peggior limite dell’artiglieria contraerea era dato però dalla corta gittata del tiro, che ne condizionava l’utilizzo solo quando le formazioni nemiche erano ormai prossime agli obiettivi.
Nel 1944 inoltre, nei cieli tedeschi comparvero i primi velocissimi aerei spinti da un motore a reazione che permetteva loro di volare quasi alla velocità del suono. Ciò evidenziò ancora di più l’inadeguatezza delle armi contraeree tradizionali.
Negli Stati Uniti s’incominciò a discutere della necessità di realizzare proiettili che, sfruttando le possibilità offerte dai radar, fossero in grado di essere “guidati” direttamente contro un aereo e non solo di esplodere nelle sue vicinanze.
In questo modo, sparando a colpo sicuro, si sarebbe massimizzato il loro effetto distruttivo, senza doverne aumentare a dismisura il numero.
I primi approcci alla nuova filosofia evidenziarono la necessità che i futuri proiettili fossero per quanto possibile dotati di un sistema con auto-propulsione a razzo che ne incrementasse notevolmente la gittata, per colpire lontano sfruttando al meglio la portata dei radar.
Tutto ciò però si scontrava con le piccole dimensioni di un proiettile d’artiglieria.
Allo scopo di stimolare una soluzione a questi problemi, nel febbraio del 1944 il Servizio Aereo dell’US Army incaricò l’Ordinance Department, il settore dell’esercito competente in materia, di studiare un nuovo sistema di munizionamento antiaereo. Ci voleva qualcosa di grande e d’innovativo.