Foto storica del varo di un sommergibile della Regia Marina - Itinera Progetti Editore

I sommergibili oceanici della Regia Marina

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Nuovo appuntamento con la rubrica MercoledìStoria.
Questa settimana vi parleremo della Regia Marina e della progettazione ed impiego dei sommergibili oceanici. Buona lettura!

[…] La volontà di migliorare e sperimentare però portò la Regia Marina a intraprendere uscite con i sommergibili anche nella vastità degli oceani.

L’inserimento di un gruppo di sommergibili oceanici in un programma di costruzioni navali limitate ad un uso di difesa mediterranea, dimostrarono, come scrive Giorgio Giorgerini “l’intenzione dell’Italia di evitare, in caso di guerra, di trovarsi impreparata di fronte a compiti operativi a grande distanza dalla basi metropolitane”.

Furono proprio queste le motivazioni per cui si iniziò la costruzione di battelli con un dislocamento tale da consentire loro di effettuare uscite nell’oceano e di intraprendere “la guerra di corsa”.

A parte tutte le considerazioni del caso, uno era il problema principale: per operare adeguatamente nell’oceano i sommergibili avrebbero avuto bisogno di una base lungo le coste dell’Atlantico, base che era ben lungi dall’esistere.

Si iniziò tuttavia a sperimentare crociere importanti che dovevano valutare i limiti dei mezzi e degli uomini.

Per tastare le qualità marine delle varie classi di battelli, nel febbraio del 1930, furono inviati in Atlantico il Pisani, lo Speri e il Balilla al comando del capitano di Fregata Armando Fumagalli.

I battelli dovevano raggiungere le isole di Capo Verde ma purtroppo, per il cattivo funzionamento del Pisani, furono costretti a fermarsi alle Canarie, fermata non gradita ai vertici della Marina che aprirono un’inchiesta.

Fu tuttavia un’occasione unica nel suo genere per sperimentare la resistenza dei battelli e del personale.

Gli uomini risposero bene alla prova anche se riscontrarono carenze nel vestiario (nonostante tale segnalazione, allo scoppio della guerra, gli italiani furono mandati nell’Atlantico con lo stesso equipaggiamento).

Si verificarono invece delle avarie piuttosto gravi nell’apparto motore.

Il passaggio attraverso Gibilterra fu notato dagli inglesi e, su loro richiesta dovettero farsi riconoscere.

Anche se i rapporti tra i due Paesi erano ancora buoni gli stretti di accesso del Mediterraneo erano sotto uno stretto controllo britannico.

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Tra il marzo e il settembre del 1933, il Balilla, assieme al Millelire, ritornò in Atlantico, e raggiunse Chicago, in occasione della traversata aerea dello stesso mare effettuata dal maresciallo Italo Balbo.

Poi l’Atlantico fu abbandonato quale luogo di crociere d’addestramento a favore del Mar Rosso.
Il Mar Rosso dava la possibilità di accedere all’Oceano Indiano e lungo la costa africana vi era una colonia italiana con una base militare a completa disposizione della marina.

Già nel febbraio del 1933 i sommergibili Settimo e Settembrini erano partiti verso il Mar Rosso per un crociera sperimentale.

L’Italia in quell’area era presente con l’AGIP; in Medio Oriente, e soprattutto in Iraq, si giocava infatti la sotterranea guerra per il petrolio tra Italia e Gran Bretagna.

Era la prima volta che sommergibili italiani si dirigevano verso quei mari e ciò, al di là delle implicazioni politiche, poneva alla marina problemi logistici, tecnici e sanitari.

I sommergibili ebbero una buona navigazione, gli equipaggi, pur soffrendo per le altissime temperature, ressero la prova.

Alcuni mesi dopo, nel settembre del 1933, altri due sommergibili, lo Sciesa e il Toti, compirono il periplo dell’Africa sperimentando fondali, macchinari e uomini.

Nel 1934 venne intrapreso uno studio di massima sull’utilizzo del sommergibile nel Mar Rosso e, siccome l’area era sottoposta al dominio Britannico, lo stesso fu incentrato sui traffici marittimi di quella nazione senza alcuna intenzione di toccarne gli interessi ma con il solo scopo di potenziare il proprio dispositivo militare in Africa in previsione dell’intervento armato contro l’Etiopia.

Nel 1935 fu costituita la Divisione Navale per l’Africa Orientale Italiana. A Massaua trovò sistemazione l’VIII Gruppo sommergibili.

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